Nella quotidianità dell’insegnamento in Conservatorio mi scontro spesso con un generale appiattimento qualitativo: penso, in particolare, a quell’approccio allo studio “di routine”, privo di ogni scintilla di vita e creatività. Troppo spesso la basilare preoccupazione di eseguire correttamente un brano musicale oscura prepotentemente, come un gigantesco ombrello parasole, ogni possibilità di esplorazione dei microcosmi di cui un Lied o un’aria d’opera sono costituiti.
C’è, invece, così tanto da fare per ottenere risultati che non solo ci gratificano, ma soprattutto ci fanno percepire il senso profondo della nostra attività di musicisti e cantanti, in un mondo che ignora sempre di più la nostra funzione.
Nei piccoli universi di cui ci occupiamo, ogni nota, ogni parola, ogni silenzio sono carichi di significato con una portata che solo pochi sono in grado di comprendere, ma che molti possono arrivare a percepire. In essi non c’è soltanto il prodotto della mente e del cuore di due individui - il poeta e il compositore -, ma il riflesso di un’intera epoca dell’umanità. Ogni brano porta con sé le tensioni, i desideri, le paure e le visioni del mondo che caratterizzavano il momento della sua creazione. Eppure la sua essenza non si esaurisce qui: nel corso degli anni, interpreti di ogni generazione hanno contribuito, a volte in modo inconsapevole, a stratificare ulteriori significati, emozioni, prospettive, facendo del patrimonio musicale vocale un’entità viva e in continua evoluzione.
Mi perdo nel pensare che ogni nostra interpretazione, anche se privata o per pochi, sia sempre un atto creativo potentissimo che, tenendo conto di tutto ciò che è stato, mantenga la stupefacente capacità di rinnovare, reinventare e lanciare nel futuro misteriosi intrecci di musica, poesia e vita, come salvifici messaggi incapsulati e affidati allo spazio.
Possiamo dunque ancora meravigliarci e davvero credere che le parole e la musica possano condurci ovunque? La risposta è sì. Chi poi ha scelto per sé il compito di consegnare le chiavi di questi infiniti mondi dell’anima alle nuove generazioni, ha per me il dovere di “non trascurare la gioia” e di trasmettere, insieme alla tecnica vocale, anche il mestiere di creare ponti tra anime e umanità lontane nel tempo e nello spazio. Come nell’arte degli antichi alchimisti, il segreto non è solo negli elementi che si hanno tra le mani, ma nella capacità di trasformarli e di irradiare al mondo la loro luce nascosta.
Nella varietà della musica vocale che si esegue, molto spesso la comprensione deve oltrepassare lo scoglio importante della traduzione, prima di poter avere il suo spazio. Il tempo che si utilizza per fare una traduzione letterale di ciò che si ha davanti, nella propria lingua madre ovviamente, non è mai un tempo buttato. In primo luogo perché fare uno sforzo per comprendere una lingua sconosciuta, parola per parola, ci ricompensa, nel tempo, con la crescente abilità nel saper cogliere a colpo d’occhio le strutture lessicali e nell’individuare le frasi, strutture fondamentali del discorso parlato e di quello musicale.
Secondariamente, ma non per importanza, lavorare sul significato puntuale di un testo ci permette di collocare un pensiero dietro le parole, un’immagine precisa. Questo spessore, a supporto di una sagoma di carta leggera, è ciò che dona significato ai nostri suoni, che sarebbero altrimenti vuote sillabe intonate, poco più che rumore.
Comprendere la poesia: piccoli, pazienti e metodici passi, per ottenere grandi risultati.
Un buon primo esercizio è quello di leggere ad alta voce, recitare la traduzione del testo nella nostra lingua, sia essa una nostra opera sia di qualche traduttore più autorevole. Questo passaggio può benissimo essere fatto in solitaria, davanti allo specchio se siete coraggiosi, obbligatoriamente senza inutili timidezze.
Nella lettura drammatica inizio già ad allenare il pensiero-supporto dietro alle parole, sottolineo le più importanti e noto quali sono. Una seconda passata al testo e posso stravolgere tutto: tempi, enfasi, immagini: quante differenti letture posso fare di questo testo? Posso modificare l’io narrante o l’ideale destinatario delle parole, oppure cambiare modalità e intenzioni della comunicazione. Dopo questa operazione avrò già aperto un notevole numero di mondi, senza aver emesso nemmeno una nota.
Con le nostre letture impariamo o ricordiamo che la poesia non è qualcosa di distante dalle nostre vite, arroccata tra le nuvole di chissà quale reame: la poesia ha a che fare con le nostre vite umane, quotidiane, e soprattutto con le nostre emozioni. Allenarsi a leggere con intenzione espande l’immaginazione e la porta al centro della questione, integrandola senza sforzo nello studio e, successivamente, nell’esecuzione.
Andiamo nel dettaglio del testo poetico, dedicandoci adesso nello specifico a brani cameristici (Lieder, mélodies, art song, romanze, canciones, etc.) e, per brevità, riferendoci a un Lied, come esempio:
si tratta di un Lied isolato o fa parte di un ciclo o di una raccolta? A seconda della risposta capirò se si tratta di un testo “isolato” o di una tessera di un mosaico più ampio. Il suo significato potrebbe variare al variare del contesto?
C’è un titolo? Il titolo è la prima riga del testo o è altro rispetto al testo? Che collegamento ha con la poesia e che cosa suggerisce?
Chi sta parlando? Si tratta di un personaggio o è la voce del poeta?
Il soggetto è solo o si rivolge a qualcuno? A chi si rivolge? Ci sono altri personaggi/un dialogo?
Posso capire e definire lo stato emotivo del personaggio o del poeta?
A tutte queste domande, che possono anche essere messe in prospettiva nelle eventuali varie strofe del testo poetico, per coglierne le sfumature e le evoluzioni, posso aggiungere tutti i quesiti che riguardano un eventuale momento storico, il pre e post (immaginari) di un’azione descritta, la presenza di parole inusuali e il loro valore nel contesto, il movimento o la staticità presenti nel testo.
Non tutte le domande avranno una risposta, molto dipende dalla poesia con cui si ha a che fare, ma questo esercizio porterà ricchezza al pensiero e, di conseguenza, alla voce e all’interpretazione.
La poesia stessa, del resto, non fornisce risposte definitive, ma pone domande. E’ il linguaggio che ci invita a entrare nel non detto, nel silenzio tra le parole, alla scoperta della parte inesplorata di noi stessi e del mondo, in un atto creativo che è infinito. Nell’unione a doppio filo con il canto raggiunge dimensioni ancora più alte, diventando vibrazione viva ed esperienza diretta e corporea di ciò che le parole cercano di evocare.
Tornando alla pratica vorrei raccomandare due abitudini che possono fare la differenza, in termini di comprensione e successiva interpretazione:
le emozioni che abbiamo identificato nel testo non sono astrazioni poetiche, lontane, difficili. Per dar loro forma dobbiamo ripassarne i contorni con il pennarello della verità: richiamiamo le nostre emozioni, i nostri sentimenti in questo o quel momento della vita, ciò che possiamo sapere delle emozioni dei nostri cari, ciò che abbiamo letto, visto al cinema o a teatro. Raramente potremmo non sapere nulla di ciò che la poesia ci trasmette, alleniamoci a riconoscere e richiamare al presente l’infinita gamma di emozioni che proviamo nella vita o che semplicemente conosciamo nell’altro da noi. Se l’autenticità è una condizione insostituibile in ogni tipo di comunicazione, in quella artistica è scintilla di quell’emozione che avvicina e attira i cuori di chi ascolta.
La parafrasi che facciamo della poesia dovrebbe essere un racconto fatto per spiegarne il significato a chi non sa nulla di quel testo. Partire da questo ci permetterà di mettere ordine e chiarezza alle idee e di semplificare, attraverso una sintesi efficace. Da questo nocciolo pulito, fatto probabilmente di un pensiero unico, ma fortissimo e pronto a uscire con l'urgenza caratteristica della condivisione artistica, costruiremo un’interpretazione piena di significato e di incanto.
Persone e parole che ispirano:
Carol Kimball, Art Song. Linking poetry and music
Lina Bolzoni, José Tolentino de Mendonça, Poesia e stupore
Beverly Stein, Unlocking meaning in Art Song
Thomas Hemsley, Singing and immagination
Max Hafler, Nove lezioni sulla voce
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